Associazioni di idee 27/07/2018

Troppe sfide per l'olivicoltura italiana

Il futuro dell'olivicoltura italiana sempre più incerto tra Ceta, OMS, Xylella, produzione, trasparenza, dumping interno. Per il Presidente di Unasco, Luigi Canino, “i beni preziosi come l’extravergine italiano vanno valorizzati, non svenduti”


“Il settore oleario olivicolo italiano è chiamato in questi mesi a delle sfide che, se non saranno vinte, decreteranno la rovina di quello che è il fiore all’occhiello del made in Italy: l’olio extravergine di oliva cento per cento italiano”. Questo l’allarme lanciato da Luigi Canino, presidente di Unasco, il consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli, in vista della campagna olivicola 2018.

“Questi mesi – riflette Canino – sono stati contrassegnati da iniziative fortemente lesive della produzione italiana, rese ancor più biasimevoli perché provenienti da organizzazioni che, come la nostra, dovrebbero difendere e valorizzare le eccellenze, invece di accordarsi con pezzi di industria per fare dumping interno. La cosa ancor più grave è che mentre si cerca di far passare l’idea che tutto quel che contiene olio italiano, anche solo in percentuale, possa essere venduto come “italico”, sotto i nostri occhi il settore è aggredito da più parti: dall’avanzata della xylella in Puglia, alle improvvide ipotesi dell’Oms e dei semafori sulle eccellenze nutraceutiche italiane come l’olio extravergine di oliva, allo spauracchio dei dazi”.

Alla vigilia di una campagna olivicola che si preannuncia scarica, “la cosa più urgente da fare è – conclude Canino - ricostruire un fronte comune di sistema – è su queste prospettive che è nata la Filiera Olearia Olivicola Italiana da cui poi si sono sfilate Unaprol-Coldiretti e Federolio – per difendere, assieme alle istituzioni, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in testa, l’integrità e la reputazione dell’asset agroalimentare più importante del made in Italy: l’olio extravergine di oliva italiano. Anche costituendo un’Authority ad hoc. I beni preziosi come l’extravergine italiano vanno valorizzati, non svenduti. Continuano a mettere sul mercato prodotti civetta con bottiglie di presunto olio evo italiano a 3 euro al litro. Confido nel lavoro delle istituzioni deputate al controllo delle frodi, da sempre al fianco dei produttori onesti e dei consumatori”.

di C. S.