Associazioni di idee 04/07/2018

Tre caffè per un litro di olio extra vergine di oliva italiano

Bufera tra le rappresentanze delle organizzazioni olivicole. A colpi di comunicati stampa le prese di posizioni si fanno più accalorate e distanti. L'accordo Coldiretti-Federolio aiuta la filiera per Unaprol, no è dumping interno secondo Unasco. Ancora più duro il Cno: "via libera ai saldi dell'extravergine"


Passano i giorni ma la bufera non si placa, anzi si anima e si fa più forte, con accuse e contraccuse a mezzo stampa.

Dopo la presentazione del progetto di filiera Coldiretti-Federolio, 10 mila tonnellate a un prezzo base di 4,3 euro/kg, non sono mancate le polemiche e ogni gio9rno se ne aggiungono.

“L’accordo di filiera per l’olio italiano, sottoscritto da Coldiretti, Unaprol, Federolio e Fai (Filiera Agricola Italiana), mira a valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra le parti, garantire la stabilità del mercato e ricostruire un’identità del sistema Paese. Presupposto fondamentale è l’italianità al 100% su cui ruota tutto il contratto che dà la giusta importanza alla qualità, premiata con specifiche maggiorazioni che variano da 0,30 a 0,60 euro sulla base di parametri legati alla sostenibilità. Si tratta quindi di incentivi significativi per gli olivicoltori, a partire da subito e in vista della campagna olearia 2018-2019 che si preannuncia molto complessa a causa dalle gelate di febbraio, per le quali abbiamo già chiesto il ristoro dei danni al Mipaaf. Di fronte abbiamo la Spagna che dichiara 2 milioni di tonnellate da vendere sul mercato, l’olio tunisino a dazio zero pronto a invadere l’Italia a prezzi bassissimi e multinazionali che espropriano di ricchezza il nostro Paese fingendo di mantenere una parvenza di italianità, presente ormai solo nel marchio. E’ chiaro che in una situazione del genere, con un settore in grande difficoltà e la perdita di quote di mercato, sia necessario provare a costruire un nuovo modello scommettendo sulla filiera”. - Lo comunica in una nota David Granieri, presidente di Unaprol.

“I profitti di alcuni commercianti sono più importanti degli interessi degli olivicoltori italiani: svendendo a 4 euro l’extravergine dei produttori, e sdoganando le miscele con oli comunitari ed extracomunitari, Coldiretti dà il via libera ai saldi dell’extravergine”.
Il presidente del Consorzio Nazionale degli Olivicoltori, Gennaro Sicolo, non ci sta e torna a picconare l’accordo di filiera farlocco siglato la scorsa settimana da Coldiretti e Federolio.
“Dietro il fumo dei comunicati stampa, c’è una sostanza diversa che abbiamo denunciato subito: non solo non è arrivato alcun passo indietro dai protagonisti di questo sciacallaggio commerciale, ma in queste ore sono arrivate addirittura solo parole di sostegno all’Italico, la miscela sottocosto che punta a confondere i consumatori – ha aggiunto Gennaro Sicolo -. Speravamo fosse solo una boutade invece è ormai chiaro l’intento di Coldiretti di distruggere l’olivicoltura italiana”.
“L’italian sounding chiamato Italico è il progetto da sempre auspicato dai rappresentanti di Coldiretti ma ha sempre trovato un ostacolo insormontabile nel Consorzio Nazionale degli Olivicoltori e da gran parte della filiera – ha ricordato Sicolo -. È evidente come sia inconciliabile la nostra posizione a tutela del 100% italiano, dei monovarietali, delle Dop, Igp con quella di chi difende le miscele ed un approccio al mercato che calpesta gli olivicoltori italiani”.
“Quale parametro chimico o analisi ufficiale intendono utilizzare gli amici dirigenti con le bandiere gialle per stabilire scientificamente la percentuale di extravergine italiano in queste miscele? Come faranno a selezionare i migliori oli del mondo se negli altri Paesi non esiste un sistema di controllo e tracciabilità nemmeno lontanamente paragonabile al nostro? – ha evidenziato Sicolo -. Sono domande che cadranno nel vuoto perché non è possibile fornire una risposta: l’unica certezza è che per Coldiretti il valore dell’extravergine italiano equivale a tre caffè”.
“Qualsiasi etichetta ingannevole che riporta al Made in Italy ma che contiene miscele sarà denunciata e osteggiata in tutti i modi, a tutti i livelli – ha affermato il Presidente del CNO -. Chiediamo al Governo, che in queste prime settimane ha mostrato grande attenzione alla difesa dei prodotti dei nostri agricoltori, controlli più capillari sugli scaffali e punizioni severe per chi attenta al nostro patrimonio, anche perché i numerosi servizi giornalistici di questi anni più volte hanno dimostrato come alcuni di questi “patrioti al 50%”, talmente amanti dell’Italia da delocalizzare all’estero i loro stabilimenti, non sempre siano limpidi con i consumatori”.
“Invito le cooperative, i frantoiani, i consumatori, le aziende che con fatica portano sui mercati nazionali ed internazionali il vero prodotto italiano, i produttori, compresi i pochi ancora rimasti in Coldiretti che sono sul piede di guerra contro i loro vertici, a continuare insieme la battaglia contro questo mostro”, ha continuato Sicolo.
“C’è ancora tempo per rinsavire e tornare sulla strada giusta, altrimenti l’unico suggerimento che posso dare a Coldiretti è quello di togliere la parola “campagna” dai loro progetti futuri lasciando solo la dicitura “Amica”, perché Coldiretti è amica dei commercianti e degli olivicoltori spagnoli e tunisini”, ha concluso Sicolo.

Settore olivicolo a rischio dumping interno. E’ l’allarme lanciato da Unasco, il consorzio nazionale dei coltivatori e produttori olivicoli, che già nei giorni scorsi aveva sollevato il tema delle conseguenze nefaste dell’accordo tra Coldiretti-Unaprol e Federolio sull’introduzione di un olio fintamente italiano: l’Italico. Parla di due tradimenti Luigi Canino, presidente di Unasco: “Il primo tradimento è verso i consumatori. Da anni Unasco, analogamente alle altre organizzazioni di produttori, tra cui la stessa Unaprol-Coldiretti, utilizza risorse pubbliche per valorizzare la qualità, salvaguardare l’ambiente, difendere le specificità, strutturare la tracciabilità dell’olio, con grande sforzo da parte nostra e risultati rilevanti che hanno contribuito a creare in Italia la cultura dell’olio tra i cittadini. Ora, tutto questo viene tradito dall’iniziativa di Coldiretti-Unaprol e Federolio che spalancano le porte alle miscele con “italian sounding” create da loro stessi in Italia. Il risultato è la vanificazione di anni e anni di impegno di sviluppo in Italia di una cultura dell’olio extravergine di oliva italiano per accompagnare i consumatori in un percorso di crescita di consapevolezza. Oggi, agli stessi consumatori, viene spacciato per italiano, anzi, Italico, un olio che italiano non è, bensì frutto di una miscela con oli stranieri, l’esatto contrario di quel che stanno facendo i coltivatori e produttori fedeli alla relazione con i consumatori. Il secondo tradimento è nell’aver cercato di frenare lo sviluppo di un approccio di sistema all’olivicoltura italiana costituito dalla Filiera Olivicola Olearia Italiana, che avrebbe potuto competere ad armi pari con i colossi internazionali, difendendo la qualità delle nostre coltivazioni e specificità varietali. L’obiettivo di Unaprol e Federolio era ed è oggi ancor più chiaro: frenare la crescita per poter aggredire un mercato depresso con proposte commerciali capestro, offrendo di acquistare l’olio dai produttori a un prezzo ben inferiore a quelli sostenuti per la coltivazione”. “Del resto – prosegue il Presidente Unasco, uno dei promotori della creazione della Filiera Olivicola Olearia Italiana - è da due anni, ossia da poco dopo la formalizzazione della nascita della Filiera, che il presidente di Unaprol aveva avanzato la proposta irricevibile di aggredire il fronte della genuinità e della specificità italiana con la creazione di un olio dal nome che richiamasse l’Italia ma che di italiano aveva ben poco, prodotto con la miscela di oli o olive esteri. Al nostro fermo rifiuto in nome della trasparenza, della genuinità, della difesa della specificità e delle qualità varietali, a tutela dei consumatori e dei produttori coscienziosi, Unaprol e Federolio uscirono dalla Filiera, creando poi, da poco, una scatola vuota che non rappresenta il settore ma solo l’interesse di pochi”. “Stiamo imparando – conclude Canino - ad apprezzare l’attenzione di questo Governo verso la difesa del Made in Italy e auspichiamo un intervento da parte del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del Vice Presidente, Luigi Di Maio, e del Ministro alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Gian Marco Centinaio, per fermare questa demolizione di uno dei simboli e dei motivi di orgoglio dell’Italia nel mondo. Bisogna salvare l’extravergine italiano da questa sciagura”.

di C. S.