Associazioni di idee 23/02/2017

La legge per l'enoturismo prende corpo: no all'equiparazione ad agriturismo

Nel corso delle audizioni al Senato, la legge sull'enoturismo riceve critiche ed apprezzamenti. Molti i miglioramenti suggeriti dalle associazioni che non vogliono la devoluzione alla Regioni e chiedono un regime fiscale agricolo per l'attività enoturistica


La legge sull'enoturismo riceve plausi e alcune critiche, spunti che serviranno per migliorarla.

Nel corso degli ultimi giorni, infatti, diverse associazioni hanno fatto sentire la propria voce nel corso delle audizioni al Senato.

Le Città del vino vorrebbero vantaggi di carattere fiscale per quelle imprese agricole/vitivinicole che,investendo con proprie risorse nella cura del territorio,di fatto contribuiscono alla conservazione del paesaggio e quindi al miglioramento della qualità dell’accoglienza enoturistica ma nello stesso tempo istituire un osservatorio sul turismo del vino,già ideato dalle Città del vino a fine anni 90. Propongono anche di riconoscere il ruolo di chi ha promosso e svolto sul territorio attività e progetti collaborando con Enti territoriali e con imprese che realizzano attività di degustazione,visita in cantina e in vigneto con attività ricreative legate alla cultura del vino e alla formazione per l’accoglienza insieme a due associazioni come Città del vino e Movimento del turismo del vino.

Tra gli interventi significativi quello di Matilde Poggi della Fivi- Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti: "noi vignaioli facciamo già enoturismo da anni nelle nostre cantine – dichiara Matilde Poggi – abbiamo solo bisogno che venga normato l'aspetto fiscale. Chiediamo quindi che i corrispettivi relativi alle attività di visita e degustazione rientrino nel reddito agrario”. Fivi propone inoltre che l’enoturismo sia risconosciuto come attività agricola e che non sia ricompreso tra le attività agrituristiche, come previsto dal disegno di legge. Ci sono perplessità anche sull'obbligo di partecipare a corsi di aggiornamento per avviare l'attività. La richiesta Fivi è che i corsi siano facoltativi e che per l'avvio di un'attività di enoturismo in cantina sia sufficiente presentare una SCIA ed essere in possesso dell'autorizzazione sanitaria. Anche la discrezionalità lasciata dal disegno di legge alle regioni non trova d'accordo FIVI, in quanto possibile fonte di disparità fra le diverse zone d'Italia, come già avviene per gli agriturismi. Molto meglio pensare a norme minime condivise con tutte le Regioni. Fra i lati positivi della legge invece il fatto che l'attività di enoturismo sia riservata alle sole aziende che al loro interno coprono tutte le fasi di produzione, dalla vigna alla bottiglia, tagliando fuori di fatto le aziende commerciali e valorizzando chi lavora sul territorio.

“Sul Ddl Enoturismo, che ha già molti pregi nella sua attuale formulazione, serve risolvere alcuni nodi critici. Quello principale è la comparazione con l’attività agrituristica, che prevede invece un complesso di attività molto più articolate: l’enoturista deve essere semplicemente messo nelle condizioni di poter svolgere – a pagamento – le attività di degustazione dei vini accompagnati da prodotti tipici del territorio regionale e le visite al patrimonio aziendale, nel rispetto di sicurezza e norme igienico-sanitarie. Ad oggi infatti non è ancora possibile svolgere legalmente queste attività”. Lo ha detto oggi il presidente del Movimento Turismo del Vino (MTV), Carlo Pietrasanta, convocato in audizione in Commissione Agricoltura del Senato sul testo del Ddl Enoturismo presentato dal senatore Dario Stefàno. Per Pietrasanta: “Non chiediamo una deregulation completa ma la possibilità per il settore di fare un ulteriore salto di qualità a beneficio di tutti: degli ospiti, ma anche delle capacità redditizie dei produttori e delle conseguenti possibilità di contribuzione fiscale. Riteniamo inoltre – ha aggiunto il presidente MTV – che sia pericoloso delegare alle Regioni una più ampia attività normativa, che – eccetto per alcune competenze – deve essere in capo a un regolatore nazionale”. In merito all’articolo 8, che estende l’applicazione della legge all’ambito della valorizzazione delle produzioni di olio di oliva, per il Movimento Turismo del Vino che ha recentemente annunciato lo sviluppo di un comparto dedicato all’interno dell’associazione: “Serve salvaguardare i piccoli produttori di qualità, anche se non realizzano l’intero ciclo produttivo, portando a frangere le olive presso i frantoi di proprietà di terzi”.

di C. S.