Associazioni di idee 13/01/2017

Giorgio Mercuri, eletto presidente, lancia il programma di Agrinsieme 2017

I voucher sono indispensabili all'agricoltura ma "lotta serrata al lavoro nero” e, per quanto riguarda il dialogo con Bruxelles: "la PAC 2020 riveda il disaccoppiamento”. Agrinsieme si impegnerà fortemente per la stabilità di governo e parlamentare


In una fase in cui tutti i sistemi di rappresentanza sono impegnati a ripensare la propria collocazione, Agrinsieme conferma e rafforza una comunanza di intenti e di lavoro tra soggetti che rappresentano l’intera filiera e che vogliono trovare nuovi modelli di sviluppo rispetto alle sfide del mercato: dalla produzione alla trasformazione, alla fase commerciale.

 Agrinsieme, costituita dalle organizzazioni professionali Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, rappresenta:

 - oltre i 2/3 delle aziende agricole;

- il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata;

- oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.

 Va sottolineato il dato che Agrinsieme, come aggregazione economica, rappresenta il 35% del fatturato agroalimentare italiano. È una realtà decisiva al servizio del Paese.

 In sintesi, i temi su cui si concentrerà l'azione del coordinamento nel 2017 che vede come coordinatore Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane settore Agroalimentare. Mercuri subentra a Dino Scanavino, presidente Cia, che ha guidato Agrinsieme nell’ultimo anno e mezzo.

Nell’attuale fase delicata della Nazione e dell’Europa, con tensioni non solo politiche e economiche, Agrinsieme si impegnerà fortemente per la stabilità. Stabilità di governo e parlamentare in primo luogo, rimarcando che le imprese, ora più che mai, hanno bisogno di saldezza di politiche e di intenti. In questo quadro va riconsiderato centrale e nevralgico il settore agroalimentare; bisogna intervenire sui mercati in crisi, rilanciare i consumi, rafforzare l’export, rinsaldare le filiere, proporre nuove politiche di green economy e gestione del territorio.

Bene i voucher ma l’agricoltura ha altre priorità

Lo strumento dei voucher è di valido ausilio all’emersione del lavoro sommerso ed è di difficile strumentalizzazione: in questo senso il suo utilizzo va confermato. Essendo mirato a categorie non professionali e per importi ridotti, è difficile che se ne abusi in agricoltura, visto che i beneficiari possono essere soltanto pensionati e giovani studenti, tra l’altro impiegati esclusivamente in attività stagionali, come la vendemmia. Ma, al di là dei voucher, l’impresa agricola ha altre esigenze, ben più serie, a partire dal bisogno di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione ma che sono indispensabili visto l'ineliminabile andamento ciclico delle produzioni agricole. Parliamo delle grande campagne di raccolta e dell'esigenza di avere strumenti normativi e amministrativi che consentano l'impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile.

Colpire il caporalato, ma rivedere le regole che penalizzano imprese sane

Agrinsieme ha appoggiato e continuerà a sostenere ogni iniziativa finalizzata a combattere lo sfruttamento della manodopera in agricoltura e, più in generale, qualsiasi fenomeno di lavoro irregolare che si traduca anche in concorrenza sleale verso quelle imprese che operano nella legalità. Senza dimenticare che tali condotte si ripercuotono anche in un danno di immagine al Made in Italy agroalimentare.

Gli sforzi del Legislatore sono in parte vanificati dai nuovi articoli che regolamentano il reato di sfruttamento. Reato, vale ricordarlo, che si identifica in comportamenti dell’impresa che possono non aver nulla a che vedere con il lavoro irregolare, come il caso di mancanze persino lievi alle norme della sicurezza. Questi “indici” presentano incertezze applicative che rischiano di paralizzare realtà produttive “sane” le quali, anche in presenza di errori puramente formali, o vizi di lieve entità, pur non usufruendo di manodopera irregolare, potrebbero trovarsi a dover sostenere oneri economici al fine di tutelare la propria immagine e dimostrare la loro estraneità a fatti di gravissimo disvalore sociale come, appunto, quello dello sfruttamento dei lavoratori. A questo proposito, Agrinsieme si impegna a chiedere la revisione e la massima chiarezza della norma soprattutto nella fase applicativa. Va pretesa certezza del diritto e chiarezza degli scopi e dei percorsi da intraprendere.

Flessibilità e innovazione per rilanciare l’occupazione

In aggiunta vanno sviluppate misure che incrocino da una parte la domanda e l'offerta di lavoro in agricoltura, anche attraverso il ruolo della filiera cooperativa e dall’altra parte il reperimento di manodopera specializzata e qualificata. La strada per uscire dal tunnel nero di crisi profonda è, infatti, la specializzazione e l'innovazione. Solo così si possono abbassare i costi, ridurre gli sprechi, ad esempio dell'acqua, ottimizzare gli interventi e ridurre l'utilizzo anche di sostanze chimiche in difesa dell'ambiente.

Una politica europea attenta all’economia reale

La PAC post 2020 dica no al disaccoppiamento

Agrinsieme proseguirà a lavorare per orientare la politica europea verso le esigenze dell’economia reale, del sistema delle imprese, dell’occupazione e di una nuova politica sociale.

La Pac post 2020 non solo dovrà confermare un budget adeguato, ma dovrà essere caratterizzata da una forte discontinuità con il passato.

Occorre una nuova valutazione dei pagamenti disaccoppiati che rischiano di sovracompensare gli agricoltori nelle fasi positive degli scambi e di non compensarli adeguatamente nei momenti di crisi. Bisogna avere il coraggio di cambiare un meccanismo che non supporta il miglioramento della produzione ma ne prescinde. La nuova PAC dovrà favorire l’innovazione, l’aggregazione, il legame con il territorio, l’orientamento al mercato interno ed internazionale, l’efficace gestione del rischio e la tutela del reddito anche rispetto alla instabilità ed alla volatilità dei prezzi.

La PAC post 2020 segni maggiore equilibrio tra paesi del Mediterraneo ed Europa continentale

Agrinsieme vuole aumentare il peso della rappresentanza dei paesi del Mediterraneo: dopo gli ultimi allargamenti dell’Unione europea, la pressione dei paesi continentali si è rivelata spesso schiacciante. Spesso si fronteggiano interessi diversi e troppo contrapposti tra aree dell’Unione. È per questo che, a settembre, Agrinsieme ha dato il via ad un’azione di coordinamento che coinvolge le organizzazioni del mondo agricolo e cooperativo di cinque Paesi dell’UE (oltre all’Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Grecia) che da soli rappresentano il 45% del valore della produzione agricola e della spesa comunitaria per il settore.

La globalizzazione degli scambi ha favorito il nostro export agroalimentare, ma Agrinsieme chiede che:

- si conduca sempre un’analisi preventiva sull’impatto di eventuali nuove concessioni commerciali per un costante monitoraggio degli effetti sui mercati;

- si valutino meglio le condizioni che i Paesi terzi impongono all’import di prodotti agricoli e a tutte le barriere tariffarie e non tariffarie che i nostri operatori si trovano a fronteggiare.

Essendo cresciuto molto l’import di materie prime e prodotti agricoli, va necessariamente condotta un’analisi di competitività sulla situazione attuale dei mercati. Si è arrivati al caso paradossale di una produzione tipicamente italiana, come quella agrumicola che - secondo un’indagine di Nomisma, promossa da Agrinsieme – negli ultimi 10 anni, è stata costretta a ridurre la produzione di agrumi del 16%, mentre è aumentato l’import del 145%, spesso anche con notevoli problematiche fitosanitarie. È necessario dunque promuovere una nuova consapevolezza e mantenere alta l’attenzione del Governo e delle istituzioni comunitarie

di C. S.