Associazioni di idee 31/07/2015

Svolta nell’import/export del vivaismo: mai più piante “figlie di nessuno”


Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha emesso un comunicato stampa sull’introduzione di nuovi codici doganali che saranno in vigore dal 1 gennaio 2016. Lo rende noto la Cia-Confederazione italiana agricoltori che spiega come questa nuova codificazione consentirà una maggiore possibilità di controllo e studio, anche a livello statistico, dei flussi commerciali relativi a queste tipologie di piante. Inoltre per determinati prodotti della floricoltura commercializzati in pezzi (fiori, piante, alberi e arbusti) è stata anche prevista la dicitura “pezzi” anziché tonnellate”, favorendo quindi le aziende nelle valutazioni commerciali e statistiche. E’ evidente che questa modifica porterà sicuri benefici alle imprese nell’analisi dei mercati, nel marketing di prodotto e nella programmazione della produzione. L’aggiornamento dei codici doganali è un importante traguardo di livello globale poiché, nei prossimi mesi, gli accordi commerciali mondiali recepiranno le modifiche omologandole in tutti i Paesi. Si tratta -evidenzia la Cia- di un risultato ottenuto dopo alcuni anni di lavoro e trattative. Un’istanza nata dal Tavolo di Filiera del Florovivaismo costituito presso il Mipaaf al fine di migliorare le elaborazioni statistiche e comprendere i reali flussi di merci, cosa che fino ad ora risultava piuttosto ambigua in quanto numerose tipologie di piante venivano inserite nel codice generico “Altri”. Quello che abbiamo raggiunto è un risultato importantissimo e tutto italiano -afferma la Cia- grazie ai nuovi codici sarà possibile misurare con precisione flussi e andamenti sui mercati. Le nostre imprese così potranno investire con più accuratezza in specifiche produzioni e calibrarsi alle richieste dei mercati esteri. Evitando furberie e passaggi poco chiari. Finisce così la storia delle “piante figlie di N.N.”. Siamo certi -prosegue l’organizzazione agricola- che questa novità sarà fondamentale per sostenere le imprese vivaistiche, troppo spesso assimilate all’agroalimentare nelle codificazioni internazionali e nelle analisi di settore. In questo senso, questo piccolo passo è invece un grande passo verso il riconoscimento economico-istituzionale del vivaismo come settore specifico. Questa è anche la migliore dimostrazione di come -conclude la Cia- credendo nell’associazionismo, collaborando e creando reti a livello nazionale ed europeo, si possono ottenere risultati straordinari per tutto un comparto

di C. S.