Articoli 04/09/2010

La dieta mediterranea diventa diventa partimonio dell'umanità Unesco

Soddisfazione da parte del ministro Giancarlo Galan, è un successo del nostro Paese; ma tale riconoscimento, secondo il presidente della Rete delle Fattorie sociali Pascale, si presta a equivoci: si tratta di un modello costruito a tavolino


Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan è soddisfatto, e dichiara che "è un grande successo per il nostro Paese, la nostra tradizione alimentare e la nostra cultura”. Cos, ha commentato la notizia secondo cui l’UNESCO ha raccomandato l’iscrizione della “Dieta Mediterranea” nella prestigiosa Lista delle tradizioni considerate Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità.

“La Dieta Mediterranea rappresenta uno stile di vita sostenibile basato sul mangiare i prodotti tipici del territorio in momenti conviviali con la famiglia o con gli amici: per l’UNESCO questo insieme unico di pratiche alimentari, conoscenze e competenze tradizionali trasmesse di generazione in generazione, è un qualcosa di unico al mondo e va salvaguardato e valorizzato. La valutazione positiva dell’UNESCO evidenzia come ormai a livello internazionale l’alimentazione e l’agricoltura siano sinonimi di cultura e debbono essere valorizzate al pari dei beni materiali”.

“Con questo importante riconoscimento” – sottolinea il Ministro Galan – “l’UNESCO ci invita a superare una concezione arcaica di cultura legata alla materialità degli elementi e ci invita riflettere su quel patrimonio intangibile, fatto anche di tradizioni e pratiche agro-alimentari, di cui il nostro Paese può essere fiero nel mondo”. “Desidero ringraziare gli esperti del Ministero che in questi anni hanno lavorato con tanta passione e competenza ottenendo un risultato così significativo”.

La candidatura della Dieta Mediterranea era stata avanzata già quattro anni fa dall’Italia, dalla Spagna, dalla Grecia e dal Marocco ma per l’UNESCO non soddisfaceva i requisiti previsti dalla Convenzione del 2003 sul Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità, per cui i 4 paesi decisero di ritirarla.
Lo scorso anno l’Italia l’ha ripresentata, sempre insieme a Spagna, Grecia e Marocco, ed ha assunto il coordinamento del gruppo di lavoro internazionale, riscrivendo interamente la candidatura e sottolineandone il valore culturale.

La “raccomandazione” positiva dell’UNESCO dovrà ora essere ratificata dal Comitato Esecutivo della Convenzione sul Patrimonio Mondiale Immateriale dell’Umanità che si riunirà a Nairobi in Kenya dal 14 al 19 novembre prossimi.
La prestigiosa Lista dell’UNESCO, che raccoglie gli elementi immateriali considerati unici al mondo, consta di 166 elementi (tra cui il Tango argentino e la calligrafia cinese) di cui solo 2 italiani: l’opera dei pupi siciliani e il canto a tenore sardo. La Dieta Mediterranea, ove approvata definitivamente, diventerà così il terzo elemento italiano.

“Chi intende dedicarsi all’agricoltura e di conseguenza chi intende conoscere i precetti di una affascinante dieta alimentare può trovare nei ‘Geoponica’di Cassiano Basso i misteri e le verità diventati intorno al VI secolo un vero e proprio ‘almanacco del contadino’, che dall’impero romano d’Oriente consente di avvicinarsi alla civiltà agraria sia greca che romana dell’intero bacino mediterraneo. Per queste ragioni ritengo fuorviante il cristallizzare la dieta mediterranea in certi prodotti piuttosto che in altri, siano questi italiani oppure spagnoli o provenzali o nordafricani. Le ricette restano ricette, ma al di là delle diverse ‘cucine’ si allarga un patrimonio immateriale dal quale di sicuro fanno parte la vigna e l’imbottigliamento del vino di Luna Vecchia, oppure gli arbusti di Issopo, il sedano selvatico, il mirto, il miele, l’olio d’oliva, il grano, la tisana d’orzo, le fave, i ceci, le lenticchie, il miglio, la lattuga, che cresce meglio se i suoi semi vengono cosparsi di letame di capra o di pecora. Insomma, dell’immateriale cultura che va sotto il nome di dieta mediterranea di certo fanno parte anche le carni di bovini, ovini e suini fino a quelle di ogni genere di pesci, i pesci che si radunano ancora nel grande mare antico dove nuota il pesce principe del Mediterraneo, cioè il tonno che per i Romani era il ‘pesce bello’. Ma come ho detto all’inizio, di dieta mediterranea si può parlare o scrivere all’infinito”.

Per Alfonso Pascale, presidente della Rete delle fattorie sociali, "il riconoscimento Unesco della dieta mediterranea come patrimonio dell'umanità si presta ad equivoci: essa è un modello costruito a tavolino per trovare un correttivo alla dieta eccessivamente proteica e calorica dei popoli ricchi. L'identità mediterranea esiste invece solo nello scambio, nella messa in comune delle diversità e non può mai ridursi a regola nutrizionale, prescrizione igienica.


di T N