Cultura 29/05/2010

L'agricoltura italiana rialza la testa. Nasce una Rete di saggi

A partire dalla collana editoriale "Coltura & Cultura", diretta e ideata da Renzo Angelini, di Bayer CropScience, ha preso corpo e vita un'iniziativa lodevole quanto necessaria: costruire un solido ponte verso l'agricoltura di domani


Con gli occhi puntati al futuro. Illustrazione di Angelo Ruta

Si salverà l’agricoltura italiana? A dire il vero lo stato di salute attuale è così malconcio che non è facile essere tanto ottimisti. Non è una situazione tragica, tuttavia non c’è nemmeno da sorridere un poco. E’ una corsa all’ultimo fiato, pur di non arretrare e, soprattutto, pur di non perdere la fiducia in se stessi e nel sistema produttivo. Ciò ch’è certo, è che un agricoltore felice rende senza dubbio la società migliore. Per questo è oltremodo necessario e urgente correre ai ripari, cercando di guarire un’agricoltura che appare visibilmente malata ma che non intende affatto soccombere.

Da qui – viste le tante incertezze epocali, e visto anche il permanere dello stato di crisi in cui versa il mondo agricolo – la brillante idea di Renzo Angelini, ideatore e curatore della celeberrima collana editoriale “Coltura & Cultura”, con l’impegno di creare e rendere subito operativa una “rete di saggi”, cui attingere per far fronte non solo alle emergenze più immediate, ma anche per delineare i più opportuni passi da compiere per il futuro. Sono personalità, quelle individuate da Angelini, illuminato manager di Bayer CropScience, accuratamente selezionate per far parte di un corposo nucleo di autori, quasi cinquecento in tutto, che hanno collaborato alla stesura dei dodici volumi di una collana che indaga con taglio enciclopedico sulle colture più rappresentative dell’agricoltura italiana (link esterno).

Renzo Angelini

L’idea di costituire una rete che comprenda gli autori della collana “Coltura & Cultura” è nata in Messico lo scorso anno, durante un viaggio-studi. E’ passato del tempo, da allora, prima che l’idea venisse percepita e intesa nel suo significato pregnante, nonché nella sua estrema necessità e urgenza.
Ma nulla, si sa, è così facile e scontato: in Italia a difettare è proprio l’abitudine a fare squadra, mancando sostanzialmente uno spirito collaborativo e unitario. Per alcuni è sufficiente pronunciare un’espressione magica e salvifica, “fare sistema”, illudendosi, con ciò, che la sola invocazione possa essere sufficiente per godere di tutti i benefici.

Tutti dicono facciamo sistema, ma quando si tratta infine di stringere i tempi, si scopre inevitabilmente che gli obiettivi si smarriscono volta per volta, senza mai giungere ad alcun risultato utile, tranne rare eccezioni. Come forse sembra si stia verificando con la nascente “rete di saggi di Coltura & Cultura”, rete che di fatto unisce e valorizza tutte le professionalità attinenti la sfera agricola.

Tale rete di saggi non è un’operazione facile, ma si tratta in fondo di vincere resistenze, dubbi e incertezze varie. E’ necessario insistere e crederci. Renzo Angelini ha il merito di non demordere e di scommettere e mettere in gioco tutto se stesso, e di sicuro i risultati verranno, vedrete, ne sono certo. Già l’intera opera “Coltura & Cultura” esprime un successo senza precedenti nella storia dell’editoria italiana. Avete presente l’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers pubblicata nel XVIII secolo sotto la direzione di Diderot e D'Alembert? Non esagero dicendo che i dieci volumi della collana, e gli altri sette in programmazione, siano equiparabili alla nota Encyclopédie, e il merito di tale operazione spetta espressamente a Renzo Angelini e a Bayer CropScience che ha investito ingenti somme per tale operazione di cui tutti possono direttamente beneficiare.

Da questa felice esperienza è nato dunque un sano e costruttivo dibattito, che si è strutturato nei giorni scorsi in Perù, nel viaggio-studi che ha visto la presenza di quasi cinquanta autori della collana costantemente in dialogo tra loro, in rappresentanza di alcuni tra i “saggi” che compongono tale rete. Riportare quanto è stato detto non è possibile nello spazio di un articolo, ma almeno alcuni cenni è doveroso riprenderli, giusto almeno per intuire i passi salienti che di qui in avanti si compiranno.

Alcuni componenti della Rete di saggi di Coltura & Cultura

Secondo l’esperto di comunicazione Giovanni Carrada, si tratta intanto di riunire tutti gli attori della filiera senza correre tuttavia il rischio di creare una struttura burocratica inutile, né agile, né incisiva. Motivo per cui tale rete di saggi si sta cercando di preservarla, lasciandola nell’ambito di un’associazione senza tessere, di un’accademia senza soci.

L’obiettivo è chiaro: non ha senso creare l’ennesima struttura rigida, che non serve a nulla. Ciò che occorre, invece, è insistere sui continui incontri, per amalgamare i vari soggetti coinvolti, facendo in modo che si instauri un legame diretto e continuo.
Fa bene Renzo Angelini a insistere nel creare un circuito virtuoso che punti a trasmettere una corretta informazione, che sia rivolta soprattutto agli organi di stampa, i quali sono poi i moltiplicatori e diffusori delle notizie. Fondamentale e ineludibile, dunque, il momento della formazione.
Con l’Asa, l’associazione stampa agroalimentare, saranno tra l’altro avviati a breve, già a partire da giugno, una serie di seminari di formazione tenuti proprio dagli autori della collana. L’importante è uscire dagli schemi fissi e, soprattutto, dai tanti luoghi comuni che imperversano indisturbati.

“Occorre uscire dal presepe dell’agricoltura italiana”. E’ quanto sostiene con una forza dirompente senza eguali il professor Paolo Inglese, docente all’Università di Palermo, il quale insiste sul fatto che al consumatore non si può più continuare a comunicare la solita solfa della tradizione. Ora è giunto il tempo di svelare piuttosto l’altro volto, alquanto determinante e decisivo, dell’innovazione. Non ci può essere tradizione senza innovazione, sembra dire qualcosa di scontato e invece accade che nella comunicazione a dominare la scena è sempre un’immagine da presepe, come appunto ha evidenziato Inglese.

Altro punto di svolta, da non trascurare, è la sostenibilità.
“Il produttore – incalza il professor Carlo Corino, dell’Università degli Studi di Milano – produce molto spesso in perdita. Non si può assolutamente prescindere dal valore della sostenibilità: occorrono progetti mirati, in grado di fornire risposte concrete”. Per ora non si intravedono altre soluzioni, anche perché senza gli agricoltori non potrà mai esserci un’agricoltura credibile.
Federico Castellucci, presidente Oiv, sostiene giustamente che l’unica soluzione possibile sia quella di fermarsi agli “aspetti reali, evitando l’imporsi di agricoltura immaginaria e impalpabile”. Castellucci si scatena e attacca il veronellismo dilagante. E non solo: anche i “pazzi volanti di Slow Food” che inducono a rifutare la qualifica di imprenditore agricolo per privilegiare invece quella di contadino. Per Castellucci è necessario dare voce e visibilità all’agroindustria.

Le posizioni che emergono sono le più varie, segno che i vari autori della collana “Coltura & Cultura” esprimono più identità, ma l’idea di fondo è condivisa da tutti: occorre uscire dal guado e da un’immagine dell’agricoltura stereotipata.
Il successo della rete dei saggi è diventa possibile solo se si sarà in grado di “intercettare le esigenze di chi lavora in agricoltura”. A sostenerlo, con ferma convinzione, è il professor Nicola Calabrese, dell’Università di Bari. E’ tempo di sollecitare una svolta: Daniele Tirelli, presidente di Popai Italia, la più prestigiosa associazione del settore retail in Italia, a sua volta incalza: “l’agricoltore – sostiene – non può essere lasciato solo, ci sono troppe favole che incantano l’opinione pubblica. Lo stato della cultura popolare, rispetto ai prodotti agroalimentari, è disastroso. E’ necessario voltare pagina”.

Si tratta di investire in comunicazione. Si tratta di dare piena credibilità alla comunicazione, sancendo, proprio attraverso l’operato della rete dei saggi, un senso di maggiore autorevolezza e prestigio, che sia più unitario e coeso, insieme alla capacità, nel contenpo, di riuscire a fare tendenza e a imprimere all’agricoltura vera l’immagine che più è confacente.
Tante sono state le idee espresse nel corso dei vari incontri in cui si è discusso sul futuro dell’agricoltura, oltre che sul ruolo che gli intellettuali della ruralità devono di qui in avanti avere, e tanti sono stati altresì coloro che hanno espresso idee importantissime e significative, di cui si dirà successivamente, per non dilungarmi oltre il dovuto con tali mie annotazioni. Resta il fatto che l’agricoltura italiana intende rialzare la testa e dire le proprie ragioni, imponendo la propria identità senza sentirsi inferiore o comunque subordinata ad altri settori. Gli intellettuali della ruralità ci sono, e ora scendono in campo, orgogliosi. Sarà giunto il tempo di una rinascita della cultura agreste? Ce lo auguriamo di cuore. L’ambizione è tanta, e la necessità e l’urgenza di concretizzare la rinascenza di una cultura agricola non è da meno.

Segretamente ma non tanto – va detto per onestà d’intenti – ciascuno di noi in fondo aspirerebbe a ripercorrere la magnifica e felice esperienza vissuta ai tempi dell’Encyclopédie. Non è un proposito fuori luogo, la collana “Coltura & Cultura”, ideata e diretta da Renzo Angelini, è un punto fermo e va in questa direzione. La rete di saggi ormai è nata, va solo sostenuta e coltivata.

di Luigi Caricato