L'arca olearia 10/04/2010

La Calabria dell’olio c’è, e chiama a raccolta le Op d'Italia per il grande rilancio

E’ giunto il tempo di aggregare l’offerta. Ora all’orizzonte spunta un piano per unire circa otto mila associati attraverso il Consorzio Cofir. Per Giovanni Battista Pisani, presidente della Op Cotec, c’è una grande scommessa in corso d’opera




La Calabria non vuole starsene con le mani in mano. Sulla carta le potenzialità ci sono tutte, per il grande salto.
Ospite in Calabria al workshop “Le forme del gusto”, incontro Giovanni Battista Pisani, il presidente della Op Cotec-Consorzio olivicolo Terre di Calabria, e lo noto carico di entusiasmo, animato da una punta d’orgoglio per l’iniziativa che ha avviato ella sua Calabria. “Non è terra solo di olio lampante”, mi dice.

Il predsidente della Op Cotec Giovanni Battista Pisani

Fa portare le bottiglie per degustare gli extra vergini a marchio Cotec. Ad avere l’onore della degustazione sono io, il professor Lercker, uno dei massimi luminari sulla chimica degli oli, e una produttrice marchigiana di successo, Francesca Petrini. E’ un’altra Calabria. La qualità, dunque, è possibile, basta esigerla. Il Cotec fa la sua parte, tanto più che non si rinchiude a riccio, come altre realtà, ma cerca di coinvolgere più soggetti.

Cambiare le sorti dell’olivicoltura italiana? Forse è possibile. Ma una sola Op può bastare? No, per Pisani una sola organizzazione di produttori “non sarebbe in grado di ribaltare la situazione di impasse che caratterizza tuttora il comparto olivicolo calabrese. Anzi: sarebbe errato pensare il contrario”.



La mia presenza in Calabria risale allo scorso 20 marzo, dove ho partecipato al workshop con un nutrito gruppo di esperti e operatori del settore, con il chiaro obiettivo di dare un segnale di speranza agli addetti ai lavori, ma anche di fornire contenuti e saperi.

La questione di partenza è stata la seguente: è possibile produrre extra vergini di qualità che assecondino le esigenze dei consumatori e che soddisfino nel contempo le aspettative di una giusta remunerazione per i produttori? La questione non è affatto trascurabile, anche perché è proprio su questo punto che si giocano le sorti future del comparto. Non è un caso che al workshop vi era un rappresentante della grande distribuzione organizzata, Antonino Gatto, il presidente di Despar Italia.
Da uomo del fare va giù sul pesante, senza fare sconti: “nel nostro Paese – dice – non abbiamo saputo costruire una catena di valore: si è distrutta così, stupidamente, una ricchezza che poteva essere invece una grande risorsa su cui puntare”.

Il tavolo dei relatori

Gatto non si assume la responsabilità dell’anomalia dei bassi prezzi degli oli di oliva sugli scaffali, e la attribuisce ad altri, a chi con ogni probabilità non ha prestato le dovute attenzioni e si è distratto per coltivare altri interessi. E così ora, per risollevarsi dallo stato in cui versa il mercato, è necessario ricreare il valore, ma non è facile, bisogna dirlo. “Ci vogliono operazioni di sistema”, ammette Antonino Gatto. “Ci vogliono le quantità di prodotto, ma anche delle spalle forti”, e precisa, rivolgendosi al pubblico di operatori del settore: “bisogna essere credibili, perché ora nel caos dei prezzi non si profila alcuna soluzione”.

La tanto attesa svolta deve dunque partire da una ricostruzione della filiera che produce: “se cresce il valore – puntualizza Gatto – cresce anche per noi della Gdo il giusto margine”. Finora l’olio extra vergine di oliva rappresenta solo una voce in perdita. In maniera perentoria, il presidente di Despar Italia ha voluto lanciare un invito che suona come un rimprovero: “i produttori – dice – devono impegnarsi a fare il proprio mestiere”. Sono accuse giuste, condivisibili? Lascio a chi legge il compito di darsi da solo una risposta. Certo è che il mondo della produzione, dopo aver usufruito per lungo tempo di cospicui finanziamenti, non ha saputo trarne alcun vantaggio – e anche questo è un dato di fatto.

Ma ora, un segno di speranza va pur dato. Vi lascio perciò con i propositi di Giovanni Battista Pisani, il quale dice che “si devono compiere sforzi programmatici per ridare slancio all’olivicoltura della Calabria e a quella nazionale”.
Non ha torto, occorre ammetterelo: il limite maggiore consiste nel non aver saputo creare valore. E una delle cause la si ritrova nell’eccessivo individualismo delle varie forze in campo. Infatti, un vero ed efficace segno di discontinuità può essere impresso solo da una più credibile volontà di coesione.

La speranza sarà forse ultima a morire, chissà: di recente – ci rassicura Pisani – “la nostra Op si è resa promotrice di un consorzio regionale denominato Cofir, acronimo che sta per Calabria Olio Filiere Raggruppate”. Segnerà davvero la svolta tanto attesa? In linea teorica sì, anche perché senza una progettualità condivisa da più soggetti sarà tutto il comparto ad arretrare. Ed è interessante, a tal proposito, che tale ingegnosa idea nasca proprio in Calabria, una regione che in questi anni non si è certo distinta per spirito di iniziativa. sarà forse il segno di un nuovo corso? Vedremo, certo è che al Cotec stranamente sono tutti giovani, e già questo è un bel segnale.

“Il Cofir – conclude Pisani – è in grado di intercettare per il momento il 30% della produzione calabrese, perché raggruppa cinque Op con circa 8 mila associati. Tale consorzio si è fatto ora promotore di un unico Piano integrato di filiera. Può così disporre di fondi preziosi per l’atteso rilancio della Calabria. “Il Cofir – ammette con orgoglio Pisani – ha ottenuto il primo posto nella graduatoria dei progetti approvati con il Psr 2007-2013”. Il segno di speranza si fa dunque ancora più forte, soprattutto quando vengo a sapere che sempre il Cotec si è fatto promotore della costituzione dell’Ocno, una società cooperativa il cui acronimo sta per Organizzazione comune nazionale olivicoltori. A farne parte vi sono otto organizzazioni di produttori, otto Op, operative sul territorio nazionale. E’ una vera e propria scommessa.

Intanto il segnale lanciato dai rappresentanti delle varie Op è chiaro: bisogna voltare pagina. La speranza è che non si perda tempo inutilmente.
Per ora non aggiungiamo nulla, ma restando a quanto ha afferamto il presidente di Despar Italia, è proprio vero che la svolta può solo partire dai produttori. Occorre creare valore, è questo l’imperativo per i giorni a venire. “Solo con l’aggregazione delle filiere è possibile affrontare e risolvere le difficili e complesse problematiche riguardanti il settore olivicolo calabrese e italiano, costituito da un articolato sistema di grandi, medie e piccole imprese, che assicurano oli di qualità – è quanto ha dichiarato il presidente del Cotec Pisani. Il problema finora è consistito nel fatto che tali aziende non riescano a vendere l’olio a un prezzo adeguato. L’unica strada, pertanto, è l’unione delle forze. Di conseguenza, la domanda finale è: riusciranno a conseguire i risultati tanto attesi?



di Luigi Caricato