Economia 15/11/2008

Prodotti agroalimentari di nicchia come investimenti e beni rifugio

Non solo vino, anche altre produzioni presentano le medesime caratteristiche. Pensiamo ai prelibati tartufi. La legge della domanda e dell’offerta, in questi casi, assume tutt’altri contorni e sfumature


Mediobanca pensa ai vini come nuovi prodotti d’investimenti. Ci crede, tanto da averci dedicato uno studio dove si evince che i grandi vini hanno reso mediamente il 13,8% cioe' piu' dell'oro (13,3%), e molto più del real estate (+4,4%).

Tra i grandi vini merita un posto il Masseto, merlot al 100% vinificato in purezza, proveniente da 7 ettari di vigne della Tenuta dell'Ornellaia vicino a Bolgheri (solo 30.000 bottiglie l'anno): il 20% delle sue assegnazioni mondiali a partire dall'annata 2006 sara' gestito da 5 operatori della Place de Bordeaux, ed e' la prima volta per un vino italiano. "Il valore delle bottiglie di Masseto- ha spiegato Giovanni Geddes, ad della Tenuta dell'Ornellaia-,sono in costante crescita: per una bottiglia di Masseto 1998 l'incremento ad oggi e' del 446%, mentre le quotazioni 2008 sono salite del 70% rispetto alle stesse annate 2007".

Per gli analisti di Mediobanca, dal punto di vista dell'investimento, è consigliabile inoltre puntare sui titoli di aziende vinicole quotate in Borsa, o direttamente sulle bottiglie di pregio. Dati alla mano, l'indice Mediobanca delle imprese vinicole (40 in totale sui listini mondiali, e nemmeno una in Italia) dal gennaio 2001 all'ottobre 2008 è cresciuto del 59%, contro una flessione del 15% dei mercati azionari. La performance più notevole è stata quella francese, con l'indice delle imprese vinicole al rialzo del 98% mentre la Borsa perdeva il 26%. Analogo l'andamento negli USA (+32% le aziende vinicole e -13% l'azionario). Solo in Australia i titoli del comparto vinicolo sono saliti meno della Borsa (+44% contro +76%), mentre in Spagna hanno comunque sovraperformato l'azionario in generale (+54% contro +22%). Più in generale, nel periodo considerato, i grandi vini si sono apprezzati del 207%, i vini Docg del 51%, i Doc del 33% mentre i vini comuni hanno perso il 9% del loro valore.

Non c’è solo il vino. Il ritrovamento in Molise di un tartufo bianco di 1 Kg ha riportato alla ribalta il prezioso tubero, tipico della stagione.
Si tratta di un’altra produzione nazionale di lusso, e dove sono frequenti aste e quotazioni record. Non mancheranno quindi certo gli estimatori per questo immenso tartufo molisano.

Non sono molti i prodotti agroalimentari italiani che possono essere battuti all’asta, che hanno potenziali acquirenti tanto agguerriti, che riescono a spuntare prezzi stratosferici.

Vino, tartufi, poche altre delicatesse possono vantare un simile mercato. Perché?
Non è certo per la naturale degradabilità dei prodotti agricoli, anche i tartufi hanno una vita breve.
Non è per la storia del prodotto. Il vino fino a trent’anni fa era un alimento consumato in grandi quantità per le sue calorie, non certo centellinato o addirittura trattato a modi di investimento.
Tutto è quindi legato all’immagine che l’alimento ha saputo conquistarsi.
Non esiste quindi motivo per cui altri prodotti agroalimentari possano godere di eguale onore, sempre che la nuova immagine, di bene rifugio, porti reali e tangibili benefici al comparto.

di Graziano Alderighi