Mondo Enoico 15/09/2007

LA RILETTURA DEI VINI. CON L'INGRESSO SUL MERCATO DI PRODOTTI A BASSO PREZZO, OTTENUTI DA VITIGNI INTERNAZIONALI, SI APRE LA STRADA AL BINOMIO VINO-TERRITORIO QUALE ALTERNATIVA VINCENTE

L'enologa Graziana Grassini fa il punto sul fenomeno della globalizzazione dei mercati e sulla concorrenza sempre più spietata. Più di ogni altro alimento, il vino deve rispondere ai requisiti di originalità e unicità. Assumono così rilevanza eccezionale le proprietà ambientali quanto quelle culturali e perfino paesaggistiche, che, quando, razionalizzate, rendono assolutamente irripetibile il risultato


Il legame fra vino e territorio è indispensabile per la salvaguardia non solo della qualità della produzione vitivinicola, ma anche per la tutela del paesaggio, dell'ambiente, dell'identità e delle tipicità locali. Un patrimonio unico e inestimabile da salvaguardare e promuovere.

In relazione agli stimoli e alle proposte che nascono dal mondo produttivo e culturale, dallo scambio di esperienze con altre regioni viticole europee di consolidata tradizione viticola il ruolo regionale in campo viticolo potrà ampliarsi e riguardare problematiche di grande importanza per il futuro del settore. Ma nonostante le ampie conoscenze ormai acquisite, l’esperienza nel trattamento e coltivazione delle viti, le sempre più affidabili tecniche enologiche si rendono ancora necessari importanti interventi mirati sul vino:

- per la salute dove si rende indispensabile affrontare il problema di una corretta informazione sul vino, sulle modalità di consumo e sui suoi effetti benefici sull'organismo;

- per l’ambiente dove la viticoltura è elemento di primaria importanza per la conservazione di importanti ambienti agricoli per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile e vivibile;

- per il turismo ove proprio in questi anni sta emergendo con forza agli occhi di tutti l'importanza di questa potente sinergia per lo sviluppo economico e sociale e per la valorizzazione di nostri importanti territori.

Oggi l'offerta di vino a livello mondiale si aggira intorno a 250.000.000 di Hl mentre la domanda è sui 220.000.000 di Hl; in futuro, dunque, sarà sempre più accentuato il fenomeno della globalizzazione dei mercati e la concorrenza sarà sempre più spietata con la conseguenza che si dovrà fare molta attenzione alla domanda del consumatore.

I vini ottenuti da vitigni internazionali stanno entrando sul mercato a basso prezzo e il binomio vino-territorio sarà forse una delle principali discriminanti per la scelta del consumatore. “Le differenze profonde – come sostiene Susanne Johnston - si hanno infatti quando entrano in gioco la terra ed il cielo, il posto sulla terra da cui le uve provengono”. E proprio l’insieme di queste influenze ambientali costituisce il terrier, un mélange di clima, terreno e paesaggio, ma anche cultura, storia, organizzazione sociale… e che potremmo approssimare, sia pur per difetto, al territorio.

La vite non può muoversi, attecchisce e si radica nel suo posto, sulla terra; le uve provengono dall’acqua e dai minerali assorbiti mediante le radici quando si scavano la loro via in profondità per andare a pescare acqua. Anche il cielo e la luce sono assai importanti, e la topografia, la posizione geografica influenza il microclima.

Il vino dunque, più di ogni altro prodotto alimentare, deve rispondere ai requisiti di originalità e di unicità per vincere le problematiche del mercato attuale anche alla luce del fatto che nel corso degli ultimi venti anni è stato oggetto di due trasformazioni importanti visto che dalla produzione in quantità si è passati ad una produzione di qualità ed allo tesso tempo da un mercato chiuso si è passati ad un mercato globalizzato, e la globalizzazione porta ad un appiattimento generalizzato delle produzioni, porta quasi all’omologazione.

Il mercato e la viticoltura internazionale degli ultimi anni ha presentato nuovi scenari che a prima vista possono apparire contraddittori. Dal punto di vista territoriale, nuovi e importanti spazi di produzione vitivinicola si sono prepotentemente presentati nel mercato internazionale con capacità e forza innovativa. Si tratta delle regioni nord e sud americane, africane e del nuovissimo continente (per citarne alcune) il cui ingresso tra i paesi produttori se non rappresenta una variazione assoluta nella geografia vitivinicola rappresenta lo sviluppo di una viticoltura nuova, basata su tecniche produttive innovative, nella quale pare essenziale il vitigno rispetto al territorio. A partire dagli anni ottanta, infatti, molti dei vini che beviamo (quelli della Napa Valley, i rossi e rosati cileni ecc.) paiono “nuovi” anche se, a dire il vero, si tratta di vini di nuova provenienza ma prodotti con vitigni noti, nella grande maggioranza, varietà di Cabernet-Sauvignon e Chardonnay di Merlot, di Sirah e, perché no, del “nostro” Sangiovese.

Dal punto di vista produttivo pare evidente che per conquistare i nuovi mercati e vincere la concorrenza, molti produttori (anche di regioni storiche) hanno virato verso la produzione di vini “internazionali”, più adatti al palato (e alla cucina) di un pubblico di neofiti. Nascono così vini in cui il colore gioca un ruolo importante è sempre carico, quasi impenetrabile e profondo, in cui lo spettro olfattivo è sempre di tipo fruttato ed in molti casi arricchito da sentori derivanti dalle essenze del legno, vini dal sapore ricco, di struttura ma molto morbidi.

In altri termini per tanto tempo si è avuta una condizione in cui il territorio produceva vino, ogni lembo di terra mediterranea era individuato da un vino, unico come la comunità che lo produceva, originale quanto il suo territorio; oggi sembra affermarsi il concetto dei vini che producono il territorio , è il mercato, è il consumatore che assegna agli spazi e alle attività degli uomini ruoli che confinano con il globale.

Nel mondo del vino assumono rilevanza eccezionale le proprietà ambientali quanto quelle culturali e perfino paesaggistiche che, quando, razionalizzate, rendono assolutamente irripetibile il risultato, finendo per legare terra e vino. Così, questo non è solo un prodotto della terra; piuttosto un bene di identità, che raccoglie significati simbolici e culturali comunitari difficilmente assegnabili ad altri beni in pari misura. Ma oggi non pare più sufficiente visto che un buon Cabernet può essere prodotto nella regione del Bordeaux come in California. A parte le qualità intrinseche e le ovvie differenze di prezzo, in questa realtà il vino e il territorio di origine sembrano allontanarsi. In particolare in un mercato ampliato e (per questo) più massificato, l’origine del vino è sempre più un elemento per il settore marketing e sempre meno del settore produzione. Al consumatore finale importa un vino che corrisponda al suo gusto “moderato” e “internazionale”, la cui scelta non imponga uno studio approfondito ma che basti una conoscenza da neofita, che rappresenti nell’origine e nel nome il carisma della esclusività. In altri termini abbiamo bisogno di vini che mostrino la loro appartenenza a un territorio ma che contemporaneamente possano essere adatti alle nuove esigenze del gusto.

Alla luce di tutto questo, sempre più spesso ci si domanda se il vino, notevole risorsa che riserva ancora notevoli potenzialità di crescita, dovrà seguire in futuro i nuovi e mutevoli gusti dei consumatori e del mercato in generale o se, al contrario, dovrà sempre di più essere legato alle caratteristiche peculiari del territorio esaltandone le differenze.

In questo contesto l’unica possibilità è quella di far emergere in maniera decisiva la propria identità e le proprie specificità non rinunciando alle tradizioni e a ciò che si è fatto per secoli.

In questo momento il mercato del vino ha assunto una particolare conformazione; la domanda dei vini nel mondo si è segmentata in vini economici e vini di maggior pregio e prezzo; per i vini economici emerge l’esigenza di prodotti che per caratteristiche sensoriali immagine e aspetti funzionali possano motivare e soddisfare il consumo quotidiano; per i vini di maggior pregio si richiede una forte connotazione territoriale tipicità e personalità del produttore fino ad arrivare per i migliori ad assumere un’immagine di esclusività e prestigio rafforzata da mirate politiche di marca.

In questo contesto il locale diventa essenziale per il globale, i sistemi locali sono del tutto complementari alle funzioni della globalizzazione le cui peculiarità contaminano i saperi locali pur allineandosi a quegli elementi che dei locali sono propri. Non ci deve essere opposizione tra locale e globale ma complementarità nelle diversità.

Il vino, ad ogni modo, deve piacere al consumatore, ossia essere accettato dal mercato, allo stesso tempo il vino deve essere un prodotto unico che ci riconduce al territorio da cui proviene, (un ‘origine precisa ce la deve avere), ci deve riportare alle uve con cui è fatto, cioè ai vitigni, all’uvaggio, deve trasmettere la filosofia del produttore interpretata e fedelmente tradotta dall’enologo.

di Graziana Grassini