Bio e Natura 05/03/2011

E' scontro sulle energie rinnovabili. Incentivi tagliati con la scure

Anche dopo che è stato eliminato il tetto degli 8000 Mw, le associazioni sono sulle barricate: "il decreto è incostituzionale". Il governo ribatte "piano industriale dall'orizzonte finalmente ampio"


Dopo le polemiche sul tetto degli 8000 Mw, che avrebbe di fatto bloccato il settore, il governo ha deciso di procedere con maggiore cautela.

Dopo giorni di discussione i ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente e dell'Agricoltura hanno trovato l'intesa sul provvedimento che il governo ha approvato.

In sostanza non viene introdotto il tetto degli 8000 Mw ma si dà una sforbiciata alle incentivazioni e si riduce dal 30 al 22% il taglio al prezzo di ritiro dei certificati verdi per gli anni 2011-2015.

Ma per sapere come e di quanto saranno le nuove agevolazioni bisognerà aspettare la fine di aprile per un nuovo decreto che ridisegnerà il sistema dei bonus dal primo di giugno. Fino a tutto maggio gli impianti allacciati alla rete godranno delle vecchie tariffe. Stretta anche per il fotovoltaico sui terreni agricoli.

Le principali associazioni di settore rimangono però sul piede di guerra e si appellano al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinche' ''non firmi il decreto legislativo''.

Secondo le associazioni Aper (Associazioni produttori energie fonti rinnovabili), Asso Energie Future, Asso Solare, e il gruppo delle imprese fotovoltaiche italiane (Gifi) - riunite in una conferenza oggi a Roma - il provvedimento presenta ''profili di incostituzionalita'''. Inoltre fin da subito promettono, qualora dovesse essere promulgato, di scendere in piazza e ricorrere nelle competenti sedi europee.

Le associazioni hanno anche scritto una memoria per il presidente della Repubblica in cui si fanno presente gli elementi ritenuti illegittimi rispetto alla Costituzione.

Secondo l'avvocato che ha ricevuto il mandato dalle associazioni, Stefania Piscitelli, sono sostanzialmente quattro i punti da rivedere. In particolare la legittimita' costituzionale dell'articolo 25 ai commi 9 e 10 del decreto legislativo: in un solo articolo, afferma l'avvocato, ''vengono violate un enorme numero di norme costituzionali'' con in riferimento ''alla riduzione da tre anni a tre mesi dei tempi per poter ricevere gli incentivi''. Inoltre, ''viene violata l'intesa con le Regioni'' raggiunta su un testo diverso da quello approvato in Cdm. C'e' nel testo anche ''un eccesso di delega'' con riferimento all'articolo 76 della Costituzione, e in piu' si viola ''la Carta dei diritti europei in seno alle aspettative'' delle persone.

Il ministro dello Sviluppo Paolo Romani cerca di fugare i dubbi di produttori e banche sul decreto legislativo in materia di energie rinnovabili e dice che la priorità del governo è "la rapida definizione dei nuovi incentivi".

"La rapida definizione dei nuovi incentivi è la mia priorità, e per questo voglio prima incontrare direttamente i principali protagonisti tra banche e imprese interessate al settore", dice il ministro in una nota.

"Eravamo entrati in una bolla che sarebbe esplosa al raggiungimento della quota Ue al 2020 di 8.000 MW da fotovoltaico, quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi. Proprio per questo siamo dovuti intervenire tempestivamente per garantire continuità e stabilità per un mercato di lungo periodo", aggiunge Romani negando che vi sarà un blocco degli investimenti.

"Chi ha già investito è in grado di rispettare la scadenza di entrata in esercizio al 31 maggio e rientrerà come previsto negli incentivi previsti dal 3° conto energia; chi ha intenzione di investire, avrà con il decreto ministeriale di prossima emanazione, un quadro preciso di quote, parametri e livelli di incentivazione per un piano industriale dall'orizzonte finalmente ampio e non più limitato ad uno o due anni".

“Oggi è stata fatta l’azione più favorevole per il mondo agricolo degli ultimi decenni con il decreto legislativo sulle energie rinnovabili”. Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan così ha commentato il nuovo provvedimento del governo.“L’Italia – ha spiegato il Ministro - ha deciso di rispettare gli impegni internazionali e quindi di destinare risorse per l’incentivazione delle fonti di energia alternative e rinnovabili. Il successo deriverà da un mix: un tot di nucleare, un tot di rinnovabili e un tot di energie tradizionali. All’interno delle rinnovabili c’è un ulteriore mix. Le pale eoliche certamente sono un problema per tanti nostri paesaggi, quindi, ci sarà più energia fotovoltaica, idroelettrica e da biomasse. Il governo ha deciso che l’Italia si atterrà ai patti europei dando incentivi alle rinnovabili. Quella che oggi abbiamo fatto è una modulazione. Questo modestamente è un decisivo contributo del mio Ministero e gli incentivi andranno in buona parte agli agricoltori. Non permetteremo i grandi campi fotovoltaici che sono una bestemmia dal punto di vista paesaggistico ed un insulto all’agricoltura, visto che sottraggono grandi superfici. Ora, il metro per dare un reddito agli agricoltori sarà quello di permettere di installare impianti che producano al massimo un megawatt e non occupino più del 10% della superficie agricola. I pannelli fotovoltaici, inoltre, dovranno essere posti a due chilometri di distanza uno dall’altro”.
“Prima l’Italia – ha aggiunto Galan - incentivava le fonti rinnovabili, ma i benefici non andavano al Paese. Si tratta dei soldi dei cittadini italiani che prima andavano principalmente ai fondi internazionali o alle multinazionali. Adesso, invece, questi fondi andranno in buona misura agli agricoltori con possibilità fortissime di incremento del reddito. Gli agricoltori, dunque, hanno di fronte un'opportunità che va colta senza indugi”.

di Ernesto Vania