Mondo Enoico 20/11/2004

IL SANGIOVESE È TOSCANO, MA HA PARENTI CALABRESI E CAMPANI

Secondo una ricerca dell’Istituto di San Michele all’Adige i “genitori” del noto vitigno internazionale sono il Ciliegiolo e due varietà coltivate in Campania: il Palummina Mirabella e il Calabrese Montenuovo. Stando alle dichiarazioni del Prof. Fregoni la toscanità del Sangiovese non è però in discussione


La scoperta dell’identificazione dei “genitori” del Sangiovese, considerata dagli esperti una primizia mondiale per il settore, è stata comunicata dal ricercatore Josè Vouillamoz (gruppo di ricerca della dott. Grando) dell’Istituto Agrario San Michele all’Adige, che ha presentato una comunicazione sul tema “Relazioni genetiche del Sangiovese” presso il Simposio internazionale sul Sangiovese tenutosi a Firenze qualche giorno fa.
Secondo quanto risulta dalla ricerca i “genitori” del Sangiovese sono il “Ciliegiolo” e il “Calabrese Montenuovo”.
Il primo è un vitigno antico e ben noto della Toscana. Il secondo, ha spiegato Vouillamoz, è un vitigno riscoperto in circostanze fortunate in un piccola azienda della Campania, dove sono ancora coltivate poche decine di piante. Non è un vitigno iscritto al registro varietale ed è stata grande la nostra sorpresa quando, eseguendo le indagini sul Dna abbiamo constatato che la parentela risulta completa. Per ulteriore scrupolo abbiamo eseguito la ricerca su 50 “microsatelliti” di Dna, ed il risultato ci dice che il Sangiovese ha la metà dei geni (microsatelliti) del Ciliegiolo e metà del Calabrese Montenuovo. Su questo vitigno che proviene dalla Calabria si appunteranno ora ulteriori ricerche.

Il Sangiovese resta comunque figlio di Toscana.
La “toscanità” del Sangiovese, il vitigno più diffuso in Italia e nel mondo, risulta rafforzata anche a seguito della scoperta dei suoi “genitori” emersa come primizia mondiale proprio nel corso del Simposio. Ne è convinto un’autorità come il professor Mario Fregoni, titolare della cattedra di viticoltura alla “Cattolica” di Piacenza: “Il Ciliegiolo identificato come “papà” del Sangiovese, è un antico vitigno della Toscana, dove ancora oggi ne vengono coltivati 800 ettari. Ma Calabrese è un antico nome del Sangiovese, dunque anche la “mamma” ha un’origine quantomeno etrusca. Continuando nella ricerca degli antenati del Sangiovese, il professor Fregoni giunge alla “vitis silvestris” come probabile bisnonna. Ma questa che è la più probabile antenata sia del Ciliegiolo, che del Calabrese, è ancora oggi importante patrimonio della Toscana, ed in particolare della Maremma”
Se i risultati della ricerca più avanzata sembrano confermare il Sangiovese come “figlio” caratteristico della Toscana, la storia e il rinnovato interesse del mondo produttivo negli ultimi anni confermano l’importanza strategica di questo vitigno per il vino “made in Tuscany”.
La conferma è venuta dalla relazione del professor Antonio Calò (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) che ha ricordato la diffusione storica del Sangiovese in Toscana, dove per tutto l’800 e fino ai primi del ‘900 era chiamato Sangioveto. Riportando i dati sulle nuove piantagioni dal 2001 in poi, Calò ha poi rivelato come siano ormai 3000 all’anno i nuovi ettari di Sangiovese piantati in Italia. Un dato notevolissimo – ha sottolineato – che porterà a circa 100 mila gli ettari di Sangiovese nell’arco di 30 anni. La Toscana si pone di gran lunga in testa, con oltre 1500 nuovi ettari all’anno, e l’Emila Romagna a circa 700. Un raffronto: fino a 5 anni fa erano 1000 in totale i nuovi vigneti reimpianati in Toscana, oggi sono 1500 solo di Sangiovese.


Fonte: Arsia

di C. S.