Articoli 06/12/2003

VIVIAN LAMARQUE: "SE IL NOSTRO HABITAT E' OLTRAGGIATO E UMILIATO, AVREMO SEMPRE PIU' FAME DI GIUSTIZIA E BELLEZZA"

Ecco il pensiero di una nota poetessa circa il proprio rapporto con il mondo della natura e la ruralità. Ora - dice - abito in una casa che guarda su otto corsie, anche se alcuni angoli di Milano sembrano immersi in una fiaba


Vivian Lamarque, autrice di versi e fiabe, è nata a Tesero (1946), in provincia di Trento, ma vive a Milano sin da quando era bambina. Poetessa tra le più note e visibili, è senz'altro la più seguita, non solo perché i suoi libri vanno a ruba, ma soprattutto per il legame privilegiato e diretto che ha stretto con la gente attraverso le fortunate collaborazioni giornalistiche con il celeberrimo "Corriere della Sera" e i settimanali "Io donna" e "TV Sette".
Abbiamo deciso di ospitarla in "Teatro Naturale", nella rubrica mensile dal titolo "Voce al pensiero", e cercato di cogliere una sua personale visione del mondo rurale e della natura. Le risposte rispecchiano intimamente l'approccio che lei ha nella creazione di versi e fiabe.



Il successo di vendite del volume che raccoglie tutte le sue liriche negli Oscar Mondadori è il segno forse di una nuova attenzione verso la poesia, di un cambiamento in atto? Le tirature di oggi non si discostano poi di molto da quelle della narrativa italiana. La gente ha forse bisogno dei poeti?
No, siamo lontanissimi dalle tirature della narrativa, però è vero che la poesia in questi ultimi anni, non solo la mia, ha superato di gran lunga le fatidiche mille copie che una volta vendevano i best seller in versi. Con le ristampe si possono toccare le settemila. Non so se la gente abbia bisogno dei poeti, ma i poeti hanno di sicuro bisogno della gente!

Cosa offre in particolare la poesia ai lettori? Una visione diversa della vita, più profonda e diretta?
Le voci della poesia sono numerose e assai diverse tra loro. Credo che i lettori possano trovare, tra i tanti poeti, ciascuno la voce che più profondamente gli risponde, l’eco e lo specchio che cerca.

Perché le scuole italiane non hanno saputo insegnare a fruire correttamente della letteratura? E perché nel nostro Paese, rispetto al resto dell’Europa, si continua a leggere poco?
Però gli insegnanti che amano la poesia riescono a contagiare del loro amore gli studenti. A Milano l’Agnesi e il Feltrinelli, per la seconda volta visto il successo dell’iniziativa dello scorso anno, hanno “adottato” alcuni poeti. I ragazzi lavorano sui nostri testi, a volte li riscrivono, ci fanno leggere i nostri versi, ci fanno domande, sono molto interessati e curiosi.

Come si pone dinanzi alla questione ambiente? Trova che vi sia oggi una maggiore sensibilità generale nel preservare un patrimonio troppo spesso vilipeso?
Ho sviluppato un amore quasi “esagerato” per regno vegetale e regno animale. Molte mie nuove poesie e fiabe hanno per protagonisti la natura offesa dall’uomo. Offesa e anche martirizzata, come nel caso degli animali, per esempio quelli ammassati negli spaventosi allevamenti intensivi. Li sento tutti orfani e senza diritti. In una poesia (compresa nel mio Oscar Mondadori) dico che il Papa e tutti gli altri sono presi da altre cure e che “San Francesco è morto cum tucte le sue creature”.

La mia sensazione è che gli agricoltori leggano poco, molto meno rispetto ad altre categorie professionali. Quali libri consiglierebbe a un non lettore che si occupa di agricoltura?
Consiglierei per esempio L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono. Si legge in un battibaleno, ma continua a parlarti anche chiuso. E anche il romanzo di Elena Gianini Belotti, Voli (Feltrinelli), storia di una casa in campagna, della sua abitatrice “umana”, e di tutti gli altri coinquilini “clandestini” e vicini di casa di ogni genere: striscianti, volanti, eccetera eccetera.

Vivendo a Milano, come percepisce la dimensione rurale?
Ora abito in un casa che guarda su otto corsie d’auto. Ma per vent’anni ho avuto la fortuna di abitare al QT8, il quartiere ai piedi del Monte Stella dove quasi tutte le casette hanno orto e giardino. Avevamo un albicocco, un fico, un pero, un ciliegio, uva americana, una magnolia, un larice, un cipresso, e un orto con pomodori, insalata (con annesse lumache), fragole, fiori, un quasi-eden. In primavera ci torno spesso, in bicicletta, con la mia nipotina Micòl. A maggio il QT8 è tutto rosa, non sembra Milano. Abitare là pareva una fiaba, infatti come vicino di casa avevo il Mago Zurlì!

Un aneddoto per mettere in rilievo il suo personale rapporto con la natura
Una volta, con l’editore Alberto Casiraghy (Pulcinoelefante), comprammo quaranta mila lire di lumache per poi andare a liberarle in un bosco! Graziate in extremis! Aveste visto che faccette soprese. Se la diedero subito (non proprio subito) a gambe (non proprio gambe).

Scrive per il “Corriere della Sera” e per altre prestigiose testate. Dispone perciò, anche attraverso le sue rubriche, di un contatto più diretto e non mediato con la gente comune. Dal suo osservatorio personale, cosa vede emergere tra le attese e le aspirazioni della gente?
L’elenco è lunghissimo. Si potrebbe riassumere in due parole: giustizia e bellezza. Se un vecchio non può comperarsi delle medicine, se deve aspettare mesi per un esame in ospedale, se un bambino non può respirare o avere diritto a un asilo nido comunale, se il nostro habitat è oltraggiato e umiliato, avremo sempre più fame di giustizia e di bellezza.



Ecco alcune tra le numerose pubblicazioni di Vivian Lamarque, tra testi di poesia e fiabe:

- Teresino, Società di Poesia, Guanda, 1981 (Premio Viareggio Opera Prima);
- Il Signore d'oro, Crocetti, 1986;
- Poesie dando del lei, Garzanti, 1989 (Premio Tropea);
- Il libro delle ninne nanne, Edizioni Paoline, 1989;
- Il Signore degli spaventati, Petaso, 1992 (Premio Montale);
- Il bambino che mangiava i lupi, Mursia, 1992;
- Arte della libertà: il sogno di Sara, Mazzotta, 1995;
- Una quieta polvere, Mondadori, 1996 (Premio Pen Club, e altri);
- Il bambino che lavava i vetri, Edizioni C'era una volta, 1996 (Premio Rodari);
- La bambina di ghiaccio e altri racconti di Natale, EL, 1996;
- La bambina che non voleva andare a scuola, Edizioni La Coccinella, 1997;
- Cioccolatina, Bompiani, 1998;
- Gentilmente, Rizzoli, 1998;
- Unik, storia di un figlio unico, Bompiani, 1999;
- Il flauto magico, Fabbri, 1999 (Premio Andersen);
- La minuscola bambina Bi, Feltrinelli Kids, 2000;
- La pesciolina innamorata, Colors, 2000;
- Il principe felice, Fabbri, 2000;
- La bambina Quasi-Maghina, Fabbri, 2001;
- La luna con le orecchie, Castalia, 2001;;
- Poesie. 1972-2002; Mondadori, Collana Oscar Poesie del '900, 2002.

di Luigi Caricato