Articoli 14/01/2012

La comunicazione? E’ un’arma a doppio taglio

La comunicazione? E’ un’arma a doppio taglio

Può determinare la fortuna e nel medesimo tempo distruggere una reputazione. La verità tuttavia viene sempre alla luce. Sarà vero? In teoria sì, certo è che di questi tempi senza morale i rischi si moltiplicano. Come si fa a distinguere tra chi gioca sporco e chi affronta la realtà con limpidezza di sguardo? E' proprio un bel dilemma


Per comprendere questo mio articolo occorre essere dei puri di spirito. Chi ha uno sguardo torvo e un animo propenso all’inganno si astenga dal leggerlo. Io vi ho avvertito. Sta a voi proseguire nella lettura o scegliere di passare ad altro.

La premessa da cui intendo partire è che la comunicazione è uno strumento prezioso che tutti possono utilizzare a proprio vantaggio, ma sempre nel pieno rispetto delle regole e della verità. Esprimersi è nelle corde di tutti, ma non tutti, soprattutto quando la comunicazione non si ferma nell’ambito ristretto dei contatti personali, sono in grado di farlo correttamente.
Quando entra in gioco un interesse pubblico, la comunicazione diventa allora un passaggio delicato, da affrontare con la dovuta attenzione, per evitare che si possa distorcere la verità dei fatti.

Questi pensieri mi vengono spontanei dopo il grande dolore che ho provato nel leggere la pessima inchiesta sul comparto oleario italiano a firma di Paolo Berizzi, pubblicata lo scorso 23 dicembre su due paginoni del quotidiano “la Repubblica”. Sull’argomento abbiamo ampiamente scritto e anche in questo numero vi ritorniamo: qui, qui e qui.

Mi spiace dunque, e mi scuso, se ritorno ancora sul tema, ma quando si prova un dolore misto a fastidio, è inevitabile che si debba in qualche modo risolvere la questione pubblicamente, se non altro per far chiarezza ed essere d’aiuto nei confronti di coloro che non comprendono certi toni esagerati e le dure prese di posizione che ne sono conseguite.

Dopo le fantasiose narrazioni di Berizzi su “Repubblica”, anche Marco Mangano, un giornalista di una testata minore, “la Gazzetta del Mezzogiorno”, si è lanciato nei giorni scorsi in un incipit da romanzo, letterariamente insignificante, ma giornalisticamente ben colorito e scoppiettante.
Ve lo riporto per il vostro personale divertimento:

Navi laboratorio camuffate da cargo nelle acque internazionali infestate da agropirati: a bordo si “costruisce” olio extra vergine di oliva (almeno in teoria). Gli ingredienti pochi ma imprenscindibili: nocciole turche marce, clorofilla per dare un po’ di colore e deodorante quanto basta. Il passo successivo è lo sbarco nei porti delle nebbie, con anni commerciali enormi: l’olio taroccato viene venduto al dettaglio a 2,50 euro (bottiglia, etichetta, tappo e due passaggi commerciali compresi). E la Puglia olivicola e olearia è al palo: la concorrenza sleale mette fuori mercato.

Non ce la faccio ad andare oltre e mi fermo qui, il testo è fin troppo spassoso. E’ da incorniciare.
Solo ora capisco il motivo per cui vadano a ruba i deodoranti. Se li fregano gli agropirati per dar luogo ai loro loschi imbrogli.

E’ la vita, miei cari. Ciascuno ha i giornalisti che si merita. Intanto le reazioni all’articolo di Berizzi non si sono fatte attendere. Spero solo che non si dia luogo a ostilità fini a se stesse; e mi auguro vivamente che tali incidenti di percorso servano comunque a far rinsavire coloro che hanno smarrito la via della ragionevolezza. Vorrei in particolare che si evitassero nuove guerre di appartenenza, anche perché – all’esterno – poi diventa difficile distinguere tra puri e impuri.
Chi ha ragione, chi ha torto? E’ difficile dirlo, soprattutto per chi non padroneggia la materia.

Non è così facile, credetemi. A volte c’è chi ingenuamente può cadere in errore per eccesso di leggerezza. Anche perché i non esperti si fermano inevitabilmente alla superficie. Giudicano ciò che appare più evidente, non essendo in grado di comprendere importanti dettagli che aiuterebbero a capire una materia alquanto complessa. Prendete l’esempio di quanto è accaduto nei primi mesi del 2011 intorno agli alchilesteri, altro grande scivolone che si è registrato sulle pagine dei maggiori quotidiani e in tivvù. Si sono lette e ascoltate stupidaggini madornali, con figuracce internazionali da metterci anche in quell’occasione in ridicolo.
Tempo qualche mese e tutti hanno capito. Anche gli inventori del deodorante (sic!) hanno compreso che in fondo il regolamento comunitario 61/2011 ha avuto il merito di aver finalmente introdotto un parametro determinante nel fronteggiare le frodi in materia di oli – parametro, oltretutto, che prima non esisteva e che ora, essendo stato ufficialmente introdotto, è diventato strumento efficace di cui andare fieri.

Sarebbe perciò il caso di riflettere prima di incorrere in ulteriori errori di comunicazione. Le occasioni non mancano, i pretesti nemmeno. Occorrono oculatezza e senso di responsabilità, anche perché la comunicazione può determinare la fortuna e nel medesimo tempo distruggere una reputazione costruita negli anni, come nel caso dell’olio italiano. Per questo è necessario prestare la massima attenzione evitando di arroccarsi in posizioni controproducenti. E anche se la verità viene sempre alla luce, non si può continuare a usare la comunicazione in maniera strumentale, con troppa superficialità. Soprattutto di questi tempi senza morale. I rischi di distorcere anche solo accidentalmente la bontà e la natura di una comunicazione male impostata, di dubbio valore, sono purtroppo rischi concreti che possono a loro volta tradursi in effetti devastanti.

Come si fa d’altra parte a distinguere, nell'ambito dei mercati internazionali, tra chi gioca sporco e chi affronta la realtà con limpidezza di sguardo? Ogni comunicazione distorta è il pretesto perché qualcuno ci speculi, e così diventa tutto più difficile, tanto che uscirne fuori senza danni non è così scontato.

 

di Luigi Caricato

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Commenti 3

Fausto Tistarelli
Fausto Tistarelli
20 gennaio 2012 ore 19:24

Oltre che seguire il Vs. sito, da più di 10 anni leggendo quello di Albanesi e riferendomi al commento di quando un politico del Governo Prodi venne fotografato fermo con la vettura a parlare con un individuo "discutibile", per il livello di democrazia del paese in cui viviamo ben venga lo scoop giornalistico perché così quel politico democraticamente riceverà sicuramente meno voti di prima.

Alfonso Pascale
Alfonso Pascale
14 gennaio 2012 ore 23:45

Non dovremmo pretendere dal mondo della comunicazione quello che non può darci: tradurre l’intera vita pubblica degli uomini e delle donne in notizie che permettano ad ognuno di farsi un’opinione su ogni questione controversa. Questa è stata la grande illusione del liberalismo. Ci sono limiti e incertezze invalicabili nella funzione di mediazione – svolta dalla comunicazione - tra decisioni politiche e opinione pubblica, tra processi reali e coscienza civile. Essa deve essere consapevole dei propri limiti e deve sapersi mettere sempre in discussione.

Alcuni giornalisti lo fanno e discutono apertamente tali aspetti della loro professione. E’ qui il grande merito della forte presa di posizione di Luigi Caricato sul polverone sollevato da “Repubblica”. Un atto civico che i suoi colleghi farebbero bene ad imitare.

L’etica giornalistica non chiama in causa la moralità del singolo giornalista o della testata, ma il senso morale dell’azione dei media e della diffusione di notizie, sempre relative e mai completamente vere, perché è una mitizzazione ormai superata la figura del giornalista come divulgatore della verità. Il giornalismo, anche quando si fa portavoce di un dissenso, è sempre esercizio di un potere, nei casi più nobili, di un’idea, in quelli meno nobili, di un interesse.
La condizione reale in cui un giornalista dà un significato al proprio mestiere è, infatti, il frutto di tante cose: la sua formazione, la linea editoriale del giornale, gli interessi in campo, il contesto in cui scrive, l’argomento che tratta. Dovrà mettere insieme tanti principi etici e nessuno di questi ha un valore assoluto.

Non si può nemmeno chiedere ad un giornalista di piegarsi alle esigenze degli interessi nazionali, né di quelli riguardanti il settore dell’olio d’oliva, né di quelli più generali dell’economia del Paese, se egli in coscienza ritiene che quella da lui considerata la verità, la “sua verità” debba avere la precedenza.

Quello che possiamo, tuttavia, chiedere a un giornalista è di tenere sempre presente il diritto del lettore ad una informazione completa e imparziale. Un’inchiesta è tale se si interpellano tutte le campane e non soltanto quella che fa più comodo per sostenere una determinata tesi.

E oggi fortunatamente cresce tra i cittadini la consapevolezza di questo diritto irrinunciabile. Pertanto, una comunicazione che non ne tiene conto fa un pessimo servizio anche all’interesse particolare a cui è assoggettata.

Bisogna allora continuare a dare testimonianza di una comunicazione che sa interagire coi lettori e dà voce al pluralismo delle posizioni, così come fa Teatro Naturale. Dare la dimostrazione che si può fare. E dobbiamo continuare a stimolare la consapevolezza nella società che le opinioni dei cittadini sono il frutto di tanti fattori: informazione, istruzione, partecipazione, capacità di ascolto e di condivisione, civismo. La comunicazione da sola non è in grado di rendere democratica la nostra società. Dobbiamo, dunque, servircene con intelligenza e senso critico. Man mano che avanza l'interazione tra comunicazione e tecnologie sempre più sofisticate, dobbiamo continuamente impararare a farlo.


Vincenzo Lo Scalzo
Vincenzo Lo Scalzo
14 gennaio 2012 ore 11:19

Luigi, hai tutta la comprensione e condivisione sulle prospettive d'una comunicazione affidabile, credibile, serenamente informativa. Soprattutto "quando entra in gioco un interesse pubblico, la comunicazione diventa allora un passaggio delicato, da affrontare con la dovuta attenzione, per evitare che si possa distorcere la verità dei fatti.".
Tuttavia il discusso organismo della comunicazione non ha definito e pertanto non riesce a fare rispettare un "codice professionale etico" che dall'impegno personale di ogni comunicatore tragga la sua forza di convincimento: il pubblico deve così imparare a fidarsi delle firme che meglio conosce, per sua difesa dalla mala informazione. Quindi resta lla merce della potenza dei microfoni...
Grazie a TN l'accesso e liberamente concesso. Grazie a TN i tuoi commenti liberi e indipendenti mettono i necessariu puntini" sulle "i" dell'informazione che viene riportata...
Grazie, ti auguro di continuare e mi auguro di potere esprimere anche il mio "commento" ogni volta che mi sento di metterlo in luce!